Mondovallan e l’ambiente

Quale destino per la Terra?
POVERO MONDO (Pobre Mundo  – 1966).
Stanno per disfarlo
sta per volare in pezzi
infine creperà come una bolla 
o esploderà glorioso 
come una santabarbara 
o  più semplicemente
 sarà cancellato come
 se una spugna bagnata 
cancellasse il suo posto nello spazio.

Forse non ci riescono 
forse lo puliranno 
gli cadrà la vita come una chioma 
e continuerà a ruotare
come una sfera pura 
sterile e mortale.

O in modo meno bello
andrà per i cieli
imputridendo adagio
come una piaga totale
come un morto.

omaggio a Idea Vilariño Romani (uruguaiana). Fu poetessa, saggista e critica.
Appartenne al gruppo di intellettuali noto come “Generazione del 45”.

Tecnica : 
misure : 
luogo : collezione privata
 

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Una crosta arida come risultato di un’esplosione. E’ una delle profetiche opzioni, questa,  proposte da una delle più appassionate letterate dell’America latina.
Rivoluzionaria è stata  la personalità e, conseguentemente, la vita della Vilariño. Pessimistica la sua visione del terreni  destini.  E’, la sua, una sorta di aspettativa anticipatoria della fine del Mondo provocata dall’egosimo di un genere umano che  non perde occasione per appalesare la propria ottusità.
Personalmente aderisco parzialmente alla visione catastrofica della poetessa ma ne condivido ampiamente le preoccupazioni.  In  altra lirica “Idea”  è ancora più distruttiva descrivendo la fine della vita come un atto terminale di grande purezza (Si te murieras tú > y se murieran ellos > y me muriera yo > y el perro > qué limpieza).
Il mio dipinto vuole descrivere, attraverso le aride porosità del terreno, una povertà di pensieri e di sentimenti e una mancanza di programmazione. Tale povertà conduce inesorabilmente alle increspature disomogenee dell’area centrale: là dove nulla cresce. Il cielo è piatto. Si tratta, in altre parole, di un morto  paesaggio lunare  (… andrà per i cieli imputridendo adagio come una piaga totale come un morto).

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Dietro il paesaggio (dalla omonima raccolta)
Nei luoghi chiusi dei monti
mi hanno raggiunto
mi hanno chiamato
toccandomi ai piedi.
Sulle orme incerte delle fontane
ho seguito da vicino
e senza distrarmi
le tenebre tenere del polo
ho veduto da vicino
le spoglie luminose
gli ornamenti perfettissimi
dei paesi dell’Austria.
Hanno fatto l’aria tutta fresca
di ciliegi e di meli nudi
hanno lasciato soltanto
che un piccolo albero crescesse
sulla soglia della sua tristezza
hanno lasciato fuggire in un riverbero
un tiepido coniglio di pelo.
Per le estreme vie della terra caduta
assistito da giorni tardi e scarsi
discendo nel sole di brividi
che spira da tramontana.

 

omaggio ad  Andrea Zanzotto. E’ stato un poeta italiano tra i più significativi della seconda metà del Novecento.

Tecnica : Acrilico su tela
misure : cm 40 x 40
luogo : collezione privata

In questa lirica è presente  un senso di cosciente solitudine (hanno lasciato soltanto che un piccolo albero crescesse…).  Il poeta vede, oltre le immagini reali che stanno al suo cospetto, ciò che sta dietro ad una apparente (illusoria) ordinata sistemazione delle cose. La sua mente penetra il futuro tracciando una disillusa “aspettiva”. I ciliegi ed i meli nudi sono paragonabili ad un genere umano il quale, proseguendo insensatamente nel suo progressivo percorso sovrastrutturale, non ha più tempo per porre rimedio ai propri errori. Gelida e deserta Terra (nonché triste come l’albero) è ciò che rimane.

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Agonia (Giuseppe Ungaretti)

Morire come le allodole assetate
sul miraggio
O come quaglia
passato il mare
nei primi cespugli
perché di volare
non ha più voglia
Ma non vivere di lamento
come un cardellino accecato.

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Tecnica : mosaico, tessere marmoree
misure : cm 50 x 50
luogo : collezione privata

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Agonia”  è parte della raccolta L’allegria.  Fu scritta nel  1915, quando Ungaretti si arruolò volontariamente nell’esercito italiano in occasione della prima guerra mondiale.
Come spesso accade nei miei commenti, la connessione tra le poesie e i lavori che ho realizzato è forzata. Fuori di ogni dubbio infatti è il rilievo di come lo scrittore, nel suo comporre, abbia tratto ispirazione da situazioni che sono del tutto diverse da quelle che danno origine alle mie opere.
Esiste tuttavia una analogia concettuale che consiste nell’effetto conseguente alle situazioni disperate.
L’AGONIA, come angoscia, o anche come ansietà ovvero ancora come tormento che funge da anticamera della morte è una condizione che si adatta a molteplici stati.
Le allodole,  che inseguono un miraggio (cioè vengono ingannate con  il riflesso degli specchi), e il cardellino, che emette striduli lamenti perché non è in grado di vedere la luce, nel mio mosaico sono sostituiti dai pesci. In tutti i casi si consuma  un inganno.
Dunque se è pur vero che il poeta usa le figure simboliche per introdurre argomenti di tutt’altra natura (meglio agire nella battaglia piuttosto che attendere) è anche vero che personalmente ho ritenuto opportuno utilizzare questa lirica per richiamare l’attenzione sul problema dell’attendismo e della “indifferenza” del genere umano al cospetto di un ambiente in costante e inarrestabile degrado.
La Terra muore e tutto ciò che sta in essa muore lentamente con lei.